Ci sono luoghi la cui esistenza nemmeno s’immagina, così apparentemente lontani, nello spazio e nel tempo, rimangono sospesi nel limbo dell’anonimato quasi a sentirsi inutili.
Eppure, poiché la bellezza della Natura è universale, improvvisamente esplodono, si manifestano ed occupano giustamente spazio e tempo nella nostra curiosità. Suscitando interesse e stupore.
Così, quando l’Associazione “U Uattënniérë” ha contattato la nostra redazione per chiederci se fossimo interessati a far conoscere le Cascate di San Fele, ci è bastato vedere qualche splendida foto di Giacomo D’Elia per dire: “Sì, lo siamo...” lo siamo molto.
Lo siamo perché lo spirito di OutdoorLife Web Magazine è proprio quello di portare alla luce la bellezza della Natura là dove in pochi la cercano.
Ovviamente senza presunzione. Ma quel che noi percepiamo è che l’omologazione, che investe quotidianamente ogni settore della nostra vita, sta inaridendo sempre più l’interesse per luoghi distanti dai soliti circuiti turistici. Luoghi che così tendono ingiustamente a finire sempre più ai margini. Ed è proprio da quei margini che noi vi invitiamo a guardare queste bellissime foto e a leggere la storia delle Cascate di San Fele.
Perché anche voi, come noi e con noi, possiate rimanere piacevolmente sorpresi da questo luogo magico di una terra lontana e da scoprire. La Basilicata.
Il Torrente Bradano sgorga dall’Appennino Lucano, in Località Matise di San Fele , provincia di Potenza ( Basilicata ), per confluire nella fiumara di Atella e poi nel fiume Ofanto. Attraversando il territorio del comune di San Fele, il torrente è costretto ad effettuare dei particolari salti di quota che danno origine alle naturali e suggestive Cascate di San Fele.
Le cascate prendono il nome “U Uattënniérë”, la trasposizione dialettale di “gualchiera”: macchina utilizzata in antichi opifici costruiti a ridosso delle cascate. 
Sfruttando la forza motrice dell’acqua, una grande ruota azionata trasmetteva il movimento ad un cilindro orizzontale nel quale erano inseriti verticalmente, le aste dei folloni. Questi terminavano con pesanti magli (o folloni) che, entrando e uscendo da una vasca (dove sul fondo venivano posti i tessuti ), servivano a gualcare la lana. Le proprietà feltranti del panno venivano così rese più compatte e meno ruvide.
La Gualchiera di San Fele è rimasta in uso fino agli anni 40 del secolo scorso.
La potenza dell’acqua veniva impiegata anche per il funzionamento di antichi molini, i cui resti ( così come quelli della Gualchiera ), testimoniano l’ingegno e la dedizione al lavoro dei Sanfelesi.
Grazie all’impegno e al lavoro dei volontari dell’Associazione “U Uattënniérë ”, costituita per valorizzare e promuovere il territorio di San Fele, oggi possiamo ammirare alcune delle cascate “ U Uattënniérë ”, riportate alla vista ed al loro antico ed affascinante splendore.
L’Associazione continua il proprio impegno nel ripristino di ulteriori aree e sentieri attraversate dal torrente.
I percorsi naturalistici saranno tutti studiati per apprezzare la straordinaria unicità e bellezza del paesaggio che appartiene alle Cascate di San Fele.
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